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      Per il qual caso, Lodovico entrato in gravissimo spavento della sua persona, e privato d'ogni speranza di resistere, deliberò, lasciando bene guardato il castello di Milano, di andarsene co' figliuoli in Germania, per fuggire il pericolo presente e per sollecitare, secondo diceva, Massimiliano a venire a' suoi favori; il quale o aveva già conchiuso o aveva per ferma la concordia co' svizzeri. Fatta questa deliberazione, fece subito partire i figliuoli accompagnati dal cardinale Ascanio, che pochi dí innanzi era venuto da Roma per soccorrere quanto poteva le cose del fratello, e dal cardinale di San Severino: e insieme con loro mandò il tesoro, diminuito molto da quello che soleva essere: perché è manifesto che otto anni innanzi, avendo Lodovico per ostentare la sua potenza mostratolo agli imbasciadori e a molti altri, si era trovato ascendere tra danari e vasi di argento e di oro, senza le gioie che erano molte, alla quantità di uno milione e mezzo di ducati; ma in questo tempo, secondo l'opinione degli uomini, passava di poco dugentomila. Partiti i figliuoli, deputò, benché ne fusse sconfortato da tutti i suoi, alla guardia del castello di Milano Bernardino da Corte pavese, che allora ne era castellano, antico allievo suo, anteponendo la fede di costui a quella del fratello Ascanio che se gli era offerto di pigliarne la cura, e vi lasciò tremila fanti sotto capitani fidati, e provisione di vettovaglie di munizione e di danari bastante a difenderlo per molti mesi: e risoluto nelle cose di Genova fidarsi d'Agostino Adorno, allora governatore, e di Giovanni suo fratello, a cui era congiunta in matrimonio una sorella de' Sanseverini, mandò loro i contrasegni del castelletto.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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