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      Per le quali cagioni dalla maggiore parte della nobiltà e da tutta la plebe, cupidissima per sua natura di cose nuove, era desiderato il ritorno di Lodovico, e chiamato già con parole e voci non occulte il suo nome.
      Il quale essendosi insieme col cardinale Ascanio presentato a Cesare, e con grande umanità veduti e raccolti, avevano trovato in lui ottimo animo e dispiacere grandissimo delle loro calamità, promettendo a ogni ora di muoversi in persona con forze potenti alla recuperazione del loro stato, perché aveva composto in tutto la guerra co' svizzeri: ma queste speranze, per la varietà della natura sua e per essere consueto a confondere l'uno con l'altro de' suoi concetti mal fondati, si scoprivano ogni dí piú vane; anzi oppressato dalle sue solite necessità non cessava di richiedergli spesso di danari. Però Lodovico e Ascanio, non sperando piú negli aiuti suoi ed essendo continuamente sollecitati da molti gentiluomini di Milano, soldati ottomila svizzeri e cinquecento uomini d'arme borgognoni, si risolverono di fare la impresa da loro medesimi. Il quale moto presentendo il Triulzio, ricercò subito il senato viniziano che accostasse le genti sue al fiume dell'Adda, e a Ivo d'Allegri significò essere necessario che, partendosi dal Valentino, ritornasse con le genti d'arme franzesi e co' svizzeri con grandissima celerità a Milano; e per reprimere il primo impeto degli inimici mandò una parte delle genti a Como, non lo lasciando il sospetto che aveva del popolo milanese voltarvi tutte le forze sue.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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