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      Furono oltre a lui fatti prigioni Galeazzo da San Severino, e il Fracassa e Antonio Maria suoi fratelli, mescolati nell'abito medesimo tra' svizzeri; e i soldati italiani svaligiati e presi, parte in Novara parte fuggendo verso il Tesino; perché i franzesi, per non irritare quelle nazioni, lasciorno partire a salvamento i cavalli borgognoni e i fanti tedeschi.
      Preso il duca e dissipato l'esercito, non vi essendo piú alcuno ostacolo, e piena ogni cosa di fuga e di terrore, il cardinale Ascanio, il quale avea già inviate le genti raccolte a Milano verso il campo, sentita tanta rovina, si partí subito da Milano per ridursi in luogo sicuro, seguitandolo molti della nobiltà ghibellina che, essendosi scoperti immoderatamente per Lodovico, disperavano d'ottenere venia da' franzesi. Ma essendo destinato che nelle calamità de' due fratelli si mescolasse con la mala fortuna la fraude, si fermò la notte prossima, per ricrearsi alquanto della fatica ricevuta per la celerità del camminare, a Rivolta nel piacentino, castello di Currado Lando gentiluomo di quella città, congiuntogli di parentado e di lunga amicizia; il quale, mutato l'animo con la fortuna, mandati subito a Piacenza a chiamare Carlo Orsino e Sonzino Benzone soldati de' viniziani, lo dette loro nelle mani, e insieme Ermes Sforza fratello del duca Giovan Galeazzo morto, e una parte de' gentiluomini venuti con lui; perché gli altri, con piú utile consiglio, non vi si essendo voluti fermare la notte, erano passati piú avanti. Fu condotto subitamente Ascanio prigione a Vinegia; ma il re, stimando per la sicurtà del ducato di Milano quanto era conveniente l'averlo in sua potestà, ricercò senza indugio il senato viniziano, usando eziandio, come lo vedde stare sospeso, protesti e minaccie, che gliene desse, allegando appartenersegli per essere stato preso nel paese sottoposto a sé: la quale richiesta benché paresse molto acerba e indegnissima del nome viniziano, nondimeno per fuggire il furore dell'armi sue lo consentí, e insieme di tutti i milanesi che erano stati presi con lui.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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