Pagina (460/2094)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ma in questo tempo i pisani, ostinati a difendersi, avevano avuto da Vitellozzo, col quale erano per l'inimicizia comune co' fiorentini in grandissima congiunzione, alcuni ingegneri per indirizzare le loro fortificazioni; alle quali lavoravano popolarmente gli uomini e le donne. E nondimeno, non pretermettendo di intrattenere con le solite arti i franzesi, avevano nel consiglio di tutto il popolo sottomessa la città al re; della quale dedizione mandorono instrumenti publici non solo a Beumonte ma eziandio a Filippo di Ravesten, governatore regio in Genova, che temerariamente l'accettò in nome del re. E avendo Beumonte mandato in Pisa uno araldo a dimandare la terra, gli risposono non avere maggiore desiderio che vivere sudditi del re di Francia, e però essere paratissimi a darsegli, pure che promettesse di non gli mettere sotto il dominio de' fiorentini; sforzandosi, e con le lagrime delle donne e con ogni arte, di fare impressione all'araldo di essere osservantissimi e divotissimi della corona di Francia dalla quale aveano ricevuta la libertà. Ma Beumonte, avendo esclusi gli imbasciadori pisani mandati a lui con la medesima offerta, pose il penultimo dí di giugno il campo a quella città, tra la porta alle Piagge e la porta Calcesana, dirimpetto al cantone detto il Barbagianni; e avendo la notte medesima battuto con grande impeto, e continuato di battere insino alla maggiore parte del dí seguente, gittorono in terra, per la bontà dell'artiglieria loro, circa sessanta braccia della muraglia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Vitellozzo Beumonte Filippo Ravesten Genova Beumonte Pisa Francia Francia Beumonte Piagge Calcesana Barbagianni