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      E per assicurarsi dalle fraudi, essendogli accusati il principe di Bisignano e il conte di Meleto d'avere occulte pratiche col conte di Caiazzo, che era con l'esercito franzese, gli aveva fatti incarcerare. Con le quali speranze, avendo perciò prima mandato Ferdinando suo primogenito, ancora fanciullo, a Taranto, piú per sicurtà sua, se caso avverso succedesse, che per difesa di quella città, si fermò con l'esercito a San Germano; ove aspettando gli aiuti spagnuoli e le genti che gli conducevano i Colonnesi, sperava d'avere con piú felice successo a difendere l'entrata del regno che non aveva, nella venuta di Carlo, fatto Ferdinando suo nipote.
      Nel quale stato delle cose era certamente Italia ripiena di incredibile sospensione, giudicandosi per ciascuno che questa impresa avesse a essere principio di gravissime calamità; perché né l'esercito preparato dal re di Francia pareva sí potente che dovesse facilmente superare le forze unite di Federigo e di Consalvo, e si giudicava che cominciando a irritarsi gli animi di re sí potenti avesse l'una parte e l'altra a continuare la guerra con maggiori forze, onde facilmente potessino sorgere per tutta Italia, per le varie inclinazioni degli altri potentati, gravi e pericolosi movimenti. Ma si dimostrorno vani questi discorsi subito che l'esercito franzese fu giunto in terra di Roma. Perché gli oratori franzesi e spagnuoli, entrati insieme nel concistorio, notificorono al pontefice e a' cardinali la lega e la divisione fatta tra' loro re, per potere attendere, come dicevano, all'espedizione contro agli inimici della religione cristiana; dimandandone la investitura secondo il tenore della convenzione che avevano fatta, che fu senza dilazione conceduta dal pontefice.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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