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      Le quali, essendo arrivate già sotto il capitano Lancre dugento altre lancie, si congregavano tra Montevarchi e Laterina, con intenzione, come avessino messo insieme tremila fanti, di andare ad alloggiarsi appresso a Vitellozzo in su qualche colle eminente; il che egli non volendo aspettare, perché né arebbe potuto dimorarvi né levarsene senza grandissimo pericolo, si ritirò alle mura di Arezzo. Ma essendo usciti i franzesi con tutto l'esercito in campagna e postisi a fronte di Quarata, si ritirò dentro in Arezzo; e ancora che sempre avesse detto di volere fare in quella città una difesa memorabile, fu necessitato, sopravenendo nuovi casi, a fare nuovi pensieri. Perché Giampaolo Baglione si era ritirato in Perugia con le sue genti, temendo per l'esempio di Urbino delle cose proprie: per il quale esempio, né meno per quello che succedette di Camerino, erano molto confusi gli animi di Vitellozzo di Pandolfo Petrucci e degli Orsini; perché il Valentino, mentre trattava accordo con Giulio da Varano signore di Camerino, conseguitò con inganni quella città, ed essendo Giulio con due figliuoli venuto in potestà sua, gli fece, con la medesima immanità che usava contro agli altri, strangolare.
      Ma quel che a Vitellozzo e agli altri dava maggiore terrore era che 'l re di Francia, arrivato già in Asti, mandava Luigi della Tramoglia in Toscana con dugento lancie e con molte artiglierie; il quale già condotto a Parma aspettava quivi tremila svizzeri mandati dal re per la recuperazione d'Arezzo, a spese de' fiorentini.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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