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      Nella quale confederazione, avendo grandissimo rispetto a non irritare l'animo del re di Francia, e sperando che forse non gli sarebbe molesto che il Valentino fusse travagliato con l'armi di altri, espressono volere essere obligati a muoversi prontamente con le persone proprie e con le genti a sua requisizione contro a ciascuno; e per la medesima cagione non ammessono in questa unione i Colonnesi, ancora che tanto inimici e perseguitati dal pontefice. Ricercorono oltre a questo il favore de' viniziani e de' fiorentini, offerendo a questi la restituzione di Pisa, la quale dicevano essere in arbitrio di Pandolfo Petrucci per la autorità che avea co' pisani; ma i viniziani stetteno sospesi aspettando di vedere prima la inclinazione del re di Francia, e i fiorentini ancora, per la medesima cagione e perché avendo l'una parte e l'altra per inimici temevano della vittoria di ciascuno.
      Sopravenne questo accidente improviso al duca Valentino, in tempo che tutto attento a occupare gli stati altrui niente meno pensava che all'essere assaltati gli stati suoi. Ma non perduto per la grandezza del pericolo né l'animo né 'l consiglio, e confidando sommamente, come diceva, nella sua prospera fortuna, attese con somma industria e prudenza a' rimedi opportuni. Principalmente trovandosi quasi disarmato, mandò senza dilazione a domandare con grande instanza aiuto al re di Francia, ricordandogli quanto in ogni caso potesse valersi piú del pontefice e di lui che degli inimici suoi, e quanto poco potesse confidarsi di Vitellozzo e di Pandolfo, che era principale capo e consultore di tutti gli altri, e che prima aveva aiutato il duca di Milano contro a lui e dipoi sempre avuta dependenza dal re de' romani; e nondimeno attendeva sollecitamente a provedersi di nuove genti, non dimenticando però né 'l padre né egli l'insidie e l'arti fraudolente: perché il pontefice, ora scusando le cose palesi ora negando le dubbie, cercava con grandissima diligenza di mitigare l'animo del cardinale Orsino, per mezzo di Giulio suo fratello; e il Valentino, con varie lusinghe e promesse, si ingegnava di placare e assicurare ora l'uno ora l'altro di essi, cosí per fargli piú negligenti alle provisioni come per speranza che queste pratiche separate avessino a generare tra loro sospetto e disunione; deliberato, insino non avesse esercito potente, non si partire da Imola ma attendere a guardare l'altre terre, non dando soccorso alcuno al ducato d'Urbino.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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