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      E per questo, e per esservi copia di valorosi difensori, riusciva a Valentino impresa difficile; il quale per espugnarla né diligenza né industria pretermetteva, aiutandosi, oltre a molte altre macchine belliche, per superare l'altezza delle mura, con gatti e con vari instrumenti di legname. Dove mentre che sta, Francesco da Narni, mandato a Siena dal re di Francia, significò la mente regia essere che Pandolfo ritornasse; dal quale aveva prima ricevuto promessa di perseverare nella divozione del re e per sua sicurtà mandargli in Francia il figliuolo maggiore, pagargli quello di che rimaneva debitore per la convenzione de' quarantamila ducati e restituire a fiorentini Montepulciano: il che inteso in Siena, fu piccola difficoltà al ritorno suo, aggiugnendosi alla riputazione del nome del re il favore scoperto de' fiorentini e la disposizione de' cittadini amici suoi; i quali, avendo anticipato di pigliare l'armi la notte innanzi al dí destinato alla venuta sua, feciono stare fermi tutti quegli che sentivano altrimenti. Succedette questo con grandissimo dispiacere del pontefice: le cose del quale, per altro, felicemente procedevano, perché se gli erano arrendute Palombara e l'altre terre de' Savelli, e quegli che erano in Ceri, vessati dí e notte in molti modi e con molti assalti, finalmente si arrenderono, con patto che a Giovanni signore della terra fusse pagata dal pontefice certa quantità di danari, e lui e tutti gli altri fussino lasciati andare salvi a Pitigliano; le quali cose, fuora della consuetudine del papa e contro all'espettazione universale, furono osservate sinceramente.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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