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      Dopo la ritirata de' quali, Consalvo, insignoritosi di tutte quelle terre e della rocca di San Germano, alloggiò col campo nel borgo di Gaeta, col quale, poco poi, avendo presa la valle d'Ariano, si uní l'esercito di Calavria; e piantate le artiglierie batté con impeto grande dalla parte del porto e dalla parte del monte detto volgarmente il Monte di Orlando, congiunto e supereminente alla città, e il quale, cinto dipoi di mura da lui, era stato allora con ripari e con bastioni di terra fortificato da' franzesi: e avendo tentato invano, con due assalti non ordinati, di entrarvi, s'astenne finalmente di dare la battaglia ordinata, il dí che avevano determinato di darla, riputando la espugnazione difficile per il numero e virtú de' difensori, e considerando che quando bene l'esercito suo fusse per forza entrato nel monte si riduceva in maggior pericolo, perché sarebbe stato esposto alle artiglierie piantate nel monasterio e altri luoghi rilevati che erano in sul monte. Continuava nondimeno di battere con l'artiglierie e molestare la terra: stretta similmente dalla parte del mare, perché innanzi al porto erano diciotto galee spagnuole, delle quali era capitano don Ramondo di Cardona. Ma pochi dí poi arrivò una armata di sei caracche grosse genovesi sei altre navi e sette galee, carica di vettovaglie e di molti fanti, in sulla quale era il marchese di Saluzzo, mandato, per la morte del duca di Nemors, per nuovo viceré dal re di Francia, sollecito quanto era possibile alla conservazione di Gaeta, e perciò, parte in su questi legni parte in su altri che giunsono poco poi, vi mandò in pochi dí mille fanti corsi e tremila guasconi: per la venuta della quale armata l'armata spagnuola fu costretta a ritirarsi a Napoli; e Consalvo, disperando di potere farvi piú frutto alcuno, ridusse le genti a Mola di Gaeta e al Castellone, donde teneva Gaeta come assediata di largo assedio; avendovi perduto, parte nello scaramucciare parte nel ritirarsi, molti uomini, tra' quali fu ammazzato dall'artiglieria di dentro don Ugo di Cardona.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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