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      Conciossiacosaché de' fanti i quali nella fuga salvorono le persone loro, e di quegli ancora che fatto l'accordo si partirono per terra da Gaeta, ne morí una parte per la strada consumati da' freddi e dalle infermità; e quegli di loro che giunsono a Roma vivi vi si condussono la piú parte ignudi e miserabili, donde molti ne morirono per gli spedali, e la notte, per il freddo e per la fame, per le piazze e per le strade. E quel che ne fusse cagione, o il fato avverso a' franzesi (né meno avverso alla nobiltà che alla gente plebea) o le infermità contratte per le incomodità sostenute intorno al Garigliano, molti di quegli che, fatto che fu l'accordo, si erano per mare partiti da Gaeta, ove lasciorno la maggiore parte de' loro cavalli, morirono o in cammino o subito che furono arrivati in Francia: tra' quali fu il marchese di Saluzzo, Sandricort e il baglí della Montagna e molti gentiluomini. Fu considerato che, oltre a quello che si poteva attribuire alla discordia e al poco governo de' capitani franzesi e alla asprezza de' tempi, e il non essere i franzesi e i svizzeri abili quanto gli spagnuoli a tollerare con l'animo il tedio della lunghezza delle cose né col corpo le incomodità e le fatiche, due cose principalmente aveano impedita al re di Francia la vittoria. L'una, la lunga dimora che fece l'esercito, per la morte del pontefice, in terra di Roma, dalla quale fu causato che prima sopravenne la vernata, e che prima Consalvo condusse agli stipendi suoi gli Orsini, che essi entrassino nel regno; perché non si dubita che se vi fussino entrati nella stagione benigna sarebbe stato necessitato Consalvo, allora molto inferiore di forze né favorito dalla rigidità de' tempi, abbandonata la maggiore parte del reame, a ritirarsi in pochi luoghi forti: l'altra, l'avarizia de' commissari regi, i quali fraudando il re ne' pagamenti de' soldati, e disordinando per la medesima intenzione le vettovaglie, furono non piccola cagione della diminuzione di quello esercito; perché il re aveva con grandissima prontezza fatta provisione tale di tutte le cose necessarie che è certo che al tempo della rotta erano in Roma, per ordine suo, quantità grande di danari e apparato grande di vettovaglie; e se bene all'ultimo, per le moltissime querele de' capitani e di tutto l'esercito, vi fusse maggiore larghezza del vivere, nondimeno prima ve ne era stata strettezza tale che questo disordine, aggiunto all'altre incomodità, era stato cagione di tante infermità e della partita di molta gente e dell'essersi molti distesi ne' luoghi circostanti: dalle quali cose finalmente procedette la ruina dello esercito.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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