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      E però, esclamando insino al cielo, affermava con efficacissimi giuramenti che, poiché era con tanta negligenza e perfidia servito da' suoi medesimi, che giammai commetterebbe piú guerra alcuna a' suoi capitani ma andrebbe personalmente a tutte le imprese. Ma lo tormentava e cruciava ancora piú il conoscere quanto, per la perdita di uno tale esercito e per la morte di tanti capitani e di tanta nobiltà, fussino indebolite le forze sue; in modo che, se o da Massimiliano fusse stato fatto qualche movimento nel ducato di Milano o se l'esercito spagnuolo uscito del reame di Napoli fusse passato piú innanzi, diffidava esso medesimo sommamente di potere difendere quello stato, massime congiugnendosi ad alcuno di questi Ascanio Sforza lo imperio del quale era desiderato ardentemente da tutti i popoli.
      Ma del re de' Romani non si maravigliò alcuno che non si destasse a tanta opportunità, essendo lo inveterato costume suo scambiare il piú delle volte i tempi e le occasioni. Ma di Consalvo si persuadeva ciascuno il contrario: donde stavano quelli che in Italia aderivano a' franzesi in grandissimo terrore che egli, con la speranza che all'esercito vincitore non avessino a mancare danari né occasioni, senza dilazione seguitasse la vittoria, per sovvertire lo stato di Milano e mutare in cammino le cose di Toscana: il che se avesse fatto si credeva fermamente che il re di Francia, esausto di danari e sbattuto d'animo, arebbe senza fare alcuna resistenza ceduto a questa tempesta; essendo massime l'animo delle sue genti alienissimo dal passare in Italia e avendo quelle che tornorono da Gaeta passato i monti, sprezzati i comandamenti regi che furono presentati loro a Genova.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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