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      Proposono questa cosa i lucchesi e Pandolfo Petrucci, desiderando, per fuggire quotidianamente spese e molestie, obligare i genovesi a difendere Pisa, e offerendo, perché piú facilmente vi consentissino, sostenere per tre anni qualche parte delle spese. Alla qual cosa benché molti in Genova repugnassino, e specialmente Giovanluigi dal Fiesco, accettando la città, feceno instanza che 'l re di Francia, senza la volontà del quale non erano liberi di prendere tale deliberazione, lo concedesse; dimostrandogli quanto fusse pericoloso che i pisani, esclusi da questa quasi unica speranza, si dessino a' re di Spagna, onde con grandissimo suo pregiudicio e Genova starebbe in continua molestia e pericolo, e la Toscana, quasi tutta, sarebbe necessitata a seguitare le parti di Spagna: le quali cagioni benché da principio movessino tanto il re che quasi cedesse alla loro dimanda, nondimeno, essendo dipoi considerato nel suo consiglio che, cominciando i genovesi a implicarsi per se medesimi in guerre e in confederazioni con altri potentati e in cupidità di accrescere imperio, sarebbe cagione che, alzandosi continuamente co' pensieri a cose maggiori, aspirerebbono dopo non molto ad assoluta libertà, denegò loro espressamente l'accettare il dominio de' pisani; ma non vietando, con tutte le querele gravissime co' fiorentini, che perseverassino di aiutargli.
     
      Lib.6, cap.12
     
      Il re di Francia, per le difficoltà della conclusione della pace, licenzia gli ambasciatori spagnuoli. Patti conclusi dal re di Francia con Massimiliano e con l'arciduca.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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