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      Aveagli Tarlatino seguitati insino appresso al ponte, né si accorse prima essersi fermate in quel luogo tutte le genti degli inimici che era condotto tanto innanzi che senza manifesto pericolo non poteva tornare indietro. [Però] deliberò di assaltare il ponte; dimostrato a' suoi che quello a che la necessità gli costrigneva non era senza speranza grande di potere vincere: perché nel luogo stretto ove pochi potevano combattere non poteva loro nuocere il numero maggiore degli inimici, in modo che quando bene non potessino passare il ponte, si difenderebbono facilmente tanto che sarebbe a tempo di soccorrergli il popolo di Pisa, il quale avea mandato a sollecitare; ma che passando il ponte sarebbe facilissima la vittoria, perché, essendo stretta la strada di là dal fiume che corre tra 'l ponte e il monte, la moltitudine degli inimici interrotta da' somieri e dalle bestie predate si disordinerebbe agevolmente da se medesima, ridotta in luogo impedito e a combattere e a fuggire. Succederono i fatti secondo le parole. Egli primo, spronato furiosamente il cavallo, assaltò il ponte, ma costretto a discostarsi, fece un altro il medesimo e dipoi il terzo; al quale essendo stato ferito il cavallo, il capitano ritornato con impeto grande ad aiutarlo passò, con la forza dell'armi e con la ferocia del cavallo, di là dal ponte, dandogli luogo i fanti che lo difendevano. Feciono il medesimo quattro altri de' suoi cavalli. I quali tutti mentre che di là dal ponte combattono co' fanti degli inimici in uno stretto prato, alcuni fanti de' pisani passato il fiume con l'acqua insino alle spalle, e da altra parte passando per il ponte, già abbandonato, senza ostacolo i cavalli, e cominciando a giugnere l'altra gente che sparsa e senza ordine veniva da Pisa, ed essendo i soldati de' fiorentini ridotti in luogo stretto e confusi tra loro medesimi e ripieni di grandissima viltà (piú ancora gli uomini d'arme che i fanti), né avendo capitano di autorità che gli ritenesse o riordinasse, si messono in manifesta fuga, lasciando la vittoria quegli che molto piú potenti di forze camminavano ordinatamente in battaglia a quegli che in pochissimo numero erano venuti alla sfilata, con intenzione piú presto di appresentarsi che di combattere; restando tra morti presi e feriti molti capitani di fanti e persone di condizione: e quegli che fuggirono furono la piú parte svaligiati nella fuga da' contadini del paese di Lucca.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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