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      Però la mattina seguente, per avere piú muro aperto, si cominciò un'altra batteria in luogo poco distante, restando in mezzo dell'una e dell'altra batteria quella parte della muraglia che già era stata battuta da' franzesi; e gittato in terra tanto muro quanto parve che fusse abbastanza, volle Ercole spingere le fanterie, che erano ordinate in battaglia, a dare gagliardamente lo assalto all'una e l'altra parte del muro rovinato; ove i pisani, lavorandovi, secondo il solito, con non minore animo le donne che gli uomini, aveano, mentre si batteva, tirato uno riparo con uno fosso innanzi. Ma non era nelle fanterie italiane, e raccolte tumultuariamente, tanto animo e tanta virtú. Però, cominciando per viltà a recusare di appresentarsi alla muraglia quello colonnello di fanti a' quali, per sorte gittata tra loro, aspettava il primo assalto, né l'autorità né i prieghi del capitano e del commissario fiorentino, né il rispetto dell'onore proprio né dell'onore comune della milizia italiana, furono bastanti a fargli andare innanzi. L'esempio de' quali seguitando gli altri che avevano ad appresentarsi dopo loro, si ritirorono le genti agli alloggiamenti: non avendo fatto altro che, col farsi i fanti italiani infami per tutta Europa, corrotta la felicità della vittoria ottenuta contro all'Alviano, e annichilata la reputazione del capitano e del commissario, che appresso a' fiorentini era grandissima, se contenti della gloria acquistata avessino saputo moderare la prospera fortuna. Ritirati agli alloggiamenti, non fu dubbia la deliberazione del levare il campo; massime che il dí medesimo erano entrati in Pisa, per comandamento avuto dal gran capitano, secento fanti spagnuoli di quegli che erano a Piombino.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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