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      Col quale matrimonio essendo accompagnata la pace, fu convenuto: che i baroni angioini e tutti quegli che avevano seguitato la parte franzese fussino restituiti senza pagamento alcuno alla libertà alla patria e a loro stati degnità e beni, nel grado medesimo che si trovavano essere nel dí che tra franzesi e spagnuoli fu dato principio alla guerra, che si dichiarò essere stato il dí che i franzesi corsono alla Tripalda; intendessinsi annullate tutte le confiscazioni fatte dal re di Spagna e dal re Federigo: fusse liberato il principe di Rossano i marchesi di Bitonto e di Giesualdo, Alfonso e Onorato Sanseverini e tutti gli altri baroni che erano prigioni degli spagnuoli nel regno di Napoli: che il re di Francia deponesse il titolo del regno di Ierusalem e di Napoli: che gli omaggi e le recognizioni de' baroni si facessino respettivamente alle convenzioni sopradette, e nel medesimo modo si cercasse l'investitura dal pontefice; e morendo la reina Germana in matrimonio senza figliuoli la parte sua dotale si intendesse acquistata a Ferdinando, ma sopravivendo a lui ritornasse alla corona di Francia: fusse obligato il re Ferdinando ad aiutare Gastone conte di Fois, fratello della nuova moglie, al conquisto del regno di Navarra quale pretendeva appartenersegli, posseduto con titolo regio da Caterina di Fois e da Giovanni figliuolo di Alibret suo marito: costrignesse il re di Francia la moglie vedova del re Federigo a andare, con due figliuoli che erano appresso a sé, in Spagna, dove gli sarebbe assegnato onesto modo di vivere; e non volendo andarvi, la licenziasse del regno di Francia, non dando piú né a lei né a' figliuoli provisione o intrattenimento alcuno: proibito all'una parte e all'altra di fare contro a' nominati da ciascuno di loro; i quali nominorono tutt'a due in Italia il pontefice, e il re di Francia nominò i fiorentini: e, a corroborazione della pace, che tra i due re si intendesse essere perpetua confederazione a difesa degli stati; essendo tenuto il re di Francia con mille lancie e con seimila fanti, e Ferdinando con trecento lancie dumila giannettari e seimila fanti.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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