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      Alla quale cosa desiderando di non avere avversi i viniziani, mandò a Vinegia quattro oratori a significare la deliberazione sua di andare a Roma per la corona dello imperio; ricercandogli concedessino il passo a lui e al suo esercito, offerendosi parato ad assicurargli di non dare allo stato loro molestia alcuna, anzi desiderare di unirsi con quella republica, potendosi facilmente trovare modo di unione, che sarebbe non solo con sicurtà ma eziandio con augumento ed esaltazione dell'una parte e dell'altra: volendo tacitamente inferire che e' sarebbe utilità comune il congiugnersi insieme contro al re di Francia. Alla quale esposizione, dopo lunga consulta, fu fatto risposta con gratissime parole: dimostrando quanto era grande il desiderio del senato viniziano di accostarsi alla volontà sua, e sodisfargli in tutte le cose che potessino senza grave loro pregiudicio; il quale in questo caso non poteva essere né maggiore né piú evidente, conciossiaché Italia tutta, disperata per tante calamità che aveva sopportate, stava molto sollevata al nome della passata sua con esercito potente, con intenzione di pigliare l'armi per non lasciare aprire la via a nuovi travagli; e il medesimo era per fare il re di Francia per assicurare lo stato di Milano. Dunque, il venire egli con esercito armato in Italia non essere altro che cercare potentissima, opposizione, e con grandissimo pericolo loro; contro a' quali si conciterebbe tutta Italia, insieme con quel re, se gli consentissino il passo, come se agl'interessi propri avessino posposto il beneficio comune.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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