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      Ma la intenzione nostra è, lasciate indietro tutte le scuse, non ricorrere ad altro che alla magnanimità e alla pietà di tanto re, in quella sommamente confidare, quella umilissimamente supplicare che, con quello animo col quale perdonò a' falli molto maggiori de' milanesi, si degni volgere quegli occhi pietosissimi verso i genovesi, pochi mesi innanzi felicissimi, ora esempio di tutte le miserie. Ricordatevi con quanta gloria del vostro nome fu allora per tutto il mondo celebrata la vostra clemenza, e quanto piú sia degno confermarla usando simile pietà che incrudelendo oscurarla. Ricordatevi che da Cristo, redentore di tutta l'umana generazione, derivò il cognome vostro di cristianissimo, e che però, a imitazione sua, vi si appartiene esercitare sopra ogni cosa la clemenza e la misericordia propria a lui. Siano grandissimi quanto si voglia i delitti commessi, siano inestimabili, non saranno giammai maggiori della pietà e della bontà vostra. Voi, nostro re, rappresentate tra noi il sommo Dio con la degnità e con la potenza (perché che altro che dii sono i re tra i sudditi loro?) e però tanto piú vi si appartiene rappresentarlo medesimamente con la similitudine della volontà e delle opere, delle quali nessuna è piú gloriosa nessuna piú grata nessuna fa piú ammirabile il nome suo che la misericordia. -
      Seguitorono queste parole le voci alte di tutti gridando misericordia. Ma il re camminò innanzi non dando risposta alcuna; benché, comandando si levassino di terra e deponendo lo stocco che aveva nudo in mano, facesse segno di animo piú tosto inclinato alla benignità. Arrivò poi alla chiesa maggiore, dove si gli gittò innanzi a' piedi numero quasi infinito di donne e di fanciulli d'ogni sesso, i quali tutti vestiti di bianco supplicavano con grandissime grida e pianti miserabili la sua clemenza e misericordia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Cristo Dio