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      Può oltre al sospetto muoverlo l'ambizione, per il desiderio che sappiamo che ha della città di Cremona, accendendolo a questo gli stimoli de' milanesi, e non meno lo appetito di occupare tutto lo stato vecchio de' Visconti, nel quale come nel resto del ducato di Milano pretende titolo ereditario; e a questo non può sperare di pervenire se non si unisce col re de' romani, perché la republica nostra è potente per se medesima, e assaltandoci il re di Francia da sé solo sarebbe sempre in potestà nostra congiugnerci con Massimiliano: e che questi pensieri possino essere anzi sempre sieno stati in lui, ne fa fede manifesta che mai ha ardito di tentare d'opprimerci senza questa unione; la quale essendo il cammino unico che può condurlo al fine desiderato, perché non dobbiamo noi credere che finalmente vi si abbia a disporre? Né ci assicuri da questo timore il considerare che a lui sarebbe inutile deliberazione, per acquistare due o tre città, mettere in Italia il re de' romani inimico naturale suo, e dal quale sempre alla fine arà molestie e guerre né mai amicizia se non incerta, e che cosí incerta gli bisognerà comperare e sostenere con somma infinita di denari: perché, se ha sospetto che noi non ci uniamo col re de' romani, gli parrà che il prevenire non lo metta in pericolo ma lo assicuri; anzi, quando bene non temesse di questa unione, giudicherà forse necessario confederarsi seco per liberarsi dai travagli e pericoli che potesse avere da lui, o con l'aiuto della Germania o con altre aderenze e occasioni; e con tutto che potessino succedergli maggiori pericoli se il re de' romani cominciasse a fermare piede in Italia, è natura comune degli uomini temere prima i pericoli piú vicini e stimare piú che non conviene le cose presenti, e tenere minore conto che non si debbe delle future e lontane, perché a quelle si possono sperare molti rimedi dagli accidenti e dal tempo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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