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      Già a quale città, a quale imperio cede di religione e di pietà verso il sommo Dio la patria nostra? ove sono tanti monasteri, tanti templi, pieni di ricchissimi e preziosissimi ornamenti di tanti stupendi vasi e apparati dedicati al culto divino, ove sono tanti ospedali e luoghi pii ne' quali, con incredibile spesa e incredibile utilità de poveri, si esercitano assiduamente le opere della carità? È meritamente per tutte queste cose preposta la patria nostra a tutte l'altre, ma oltre a queste ce n'è una per la quale sola trapassa tutte le laudi e la gloria di se medesima. Ebbe la patria nostra in uno tempo medesimo l'origine sua e la sua libertà, né mai nacque né morí in Vinegia cittadino alcuno che non nascesse e morisse libero, né mai è stata turbata la sua libertà; procedendo tanta felicità dalla concordia civile, stabilita in modo negli animi degli uomini che in uno tempo medesimo entrano nel nostro senato e ne' nostri consigli e depongono le private discordie e contenzioni. Di questo è causa la forma del governo che, temperato di tutti i modi migliori di qualunque specie di amministrazione publica e composta in modo a guisa di armonia, proporzionato e concordante tutto a se medesimo, è durato già tanti secoli, senza sedizione civile senza armi e senza sangue tra i suoi cittadini, inviolabile e immaculato; laude unica della nostra republica, e della quale non si può gloriare né RomaCartagineAteneLacedemone, né alcuna di quelle republiche che sono state piú chiare e di maggiore grido appresso agli antichi: anzi appresso a noi si vede in atto tale forma di republica quale quegli che hanno fatto maggiore professione di sapienza civile non seppeno mai né immaginarsi né descrivere.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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