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      Però, se fusse lecito che tutti popolarmente andassimo a Padova, che senza pregiudicio di quella difesa e delle altre urgentissime faccende publiche si potesse per qualche giorno abbandonare questa città, io primo, senza aspettare la vostra deliberazione, piglierei il cammino; non sapendo in che meglio potere spendere questi ultimi dí della mia vecchiezza che nel partecipare, colla presenza e con gli occhi, di vittoria tanto preclara, o quando pure (l'animo aborrisce di dirlo) morendo insieme con gli altri non essere superstite alla ruina della patria. Ma perché né Vinegia può essere abbandonata da' consigli publici, ne' quali, col consigliare provedere e ordinare, non manco si difende Padova che la difendino con l'armi quegli che sono quivi, e la turba inutile de' vecchi sarebbe piú di carico che di presidio a quella città, né anche, per tutto quello che potesse occorrere, è a proposito spogliare Vinegia di tutta la gioventú, però consiglio e conforto che, avendo rispetto a tutte queste ragioni, si elegghino dugento gentiluomini de' principali della nostra gioventú, de' quali ciascuno, con quella quantità di amici e di clienti atti all'arme che tollereranno le sue facoltà, vadia a Padova, per stare quanto sarà necessario alla difesa di quella terra: due miei figliuoli, con grande compagnia, saranno i primi a eseguire quel che io, padre loro principe vostro, sono stato il primo a proporre; le persone de' quali in sí grave pericolo offerisco alla patria volentieri. Cosí si renderà piú sicura la città di Padova, cosí i soldati mercenari che vi sono, veduta la nostra gioventú pronta alle guardie e a tutti i fatti militari, ne riceveranno inestimabile allegrezza e animosità; certi che, essendo congiunti con loro i figliuoli nostri, non abbia a mancare da noi provisione o sforzo alcuno: la gioventú e gli altri che non andranno, si accenderanno tanto piú con questo esempio a esporsi, sempre che sarà di bisogno, a tutte le fatiche e pericoli.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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