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      La venuta di questa armata, e la fama d'avere a venire l'esercito di terra, spaventò molto il duca di Ferrara; il quale trovandosi con pochissimi soldati, né essendo il popolo di Ferrara, o per il numero o per la perizia della guerra, bastante a opporsi a tanto pericolo, non aveva, insino a tanto gli sopravenissino gli aiuti che sperava dal pontefice e dal re di Francia, altra difesa che impedire, con frequentissimi colpi d'artiglierie piantate in sulla ripa del Po, che gli inimici non passassino piú innanzi. Perciò il Trivisano, avendo tentato invano di passare e conoscendo non potere fare senza gli aiuti di terra maggiore progresso, fermò l'armata in mezzo al fiume del Po dietro a una isoletta che è di riscontro alla Pulisella, luogo distante da Ferrara per [undici] miglia e molto opportuno a travagliarla e tormentarla, con intenzione di aspettare quivi l'esercito; al quale si era arrenduto senza difficoltà tutto il Pulesine, recuperata prima Montagnana per accordo, per il quale furono concessi loro prigioni gli ufficiali ferraresi e i capitani de' fanti che vi erano dentro. Insino all'arrivare del quale, perché l'armata stesse piú sicura, cominciò il Trivisano a fabricare due bastioni con grandissima celerità in sulla riva del Po, l'uno dalla parte di Ferrara l'altro in sulla ripa opposita; gittando similmente uno ponte in sulle navi per il quale si potesse dall'armata soccorrere il bastione che si fabricava verso Ferrara. La perfezione del quale per impedire, il duca, ma con consiglio forse piú animoso che prudente, raccolti quanto piú giovani potette della città e i soldati che continuamente concorrevano agli stipendi suoi, mandò all'improviso ad assaltarlo; ma quegli che erano nel bastione, soccorsi dalla armata, usciti fuora a combattere, gli cominciorno a mettere in fuga; e benché il duca, sopravenendo con molti cavalli, rendesse animo e rimettesse in ordine la gente sua, imperita la piú parte e disordinata, nondimeno fu tale l'impeto degli inimici, per i quali combatteva la sicurtà del luogo e molte artiglierie piccole, che finalmente fu costretto a ritirarsi, restando o morti o presi molti de' suoi, né tanto della turba imperita e ignobile quanto de' soldati piú feroci e della nobiltà ferrarese; tra i quali Ercole Cantelmo, giovane di somma espettazione, i maggiori del quale aveano già dominato nel reame di Napoli il ducato di Sora: il quale condotto prigione in su una galea, e venuti in quistione gli schiavoni di cui di loro dovesse essere prigione, gli fu da uno di essi, con inaudito esempio di barbara crudeltà, miserabilmente troncata la testa.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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