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      Alla qual cosa gli dava maggiore animo, che nel tempo medesimo, per opera dí Giorgio Soprasasso, i vallesi sudditi di Sion, che si reggono in sette comunanze chiamate da loro le corti, corrotti da' donativi e da promesse dí pensioni, in publico e in privato si erano confederati con lui, obligandosi di dare il passo alle sue genti, negarlo agli inimici suoi e andare al soldo suo con quel numero di fanti che comportavano le forze loro; e in simigliante modo si erano confederati seco i signori delle tre leghe che si chiamano i grigioni; e benché una parte de' vallesi non avesse ancora ratificato, sperava il re indurgli co' mezzi medesimi alla ratificazione: onde si persuadeva non gli essere piú tanto necessaria l'amicizia de' svizzeri; avendo determinato, oltre a' fanti che gli concederebbono i vallesi e i grigioni, di condurre nelle guerre fanti tedeschi; temendo medesimamente poco de' movimenti loro, perché non credeva potessino assaltare il ducato di Milano se non per la via di Bellinzone e altre molte anguste, per le quali venendo molti potevano facilmente essere ridotti in necessità di vettovaglie da pochi, venendo pochi basterebbono similmente pochi a fargli ritirare. Cosí stando ostinato a non augumentare le pensioni, non si otteneva ne' consigli de' svizzeri di rinnovare seco la confederazione, con tutto che confortata da molti di loro, a' quali privatamente ne perveniva grandissima utilità; e per la medesima cagione piú facilmente consentirono alla confederazione dimandata dal pontefice.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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