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      Alla qual cosa ricercorno il pontefice che, come obligato per la lega di Cambrai, concorresse coll'armi insieme con loro; ma esso a cui era sommamente molesta questa cosa rispose apertamente non essere tenuto a quella confederazione, che aveva già avuta perfezione poiché era stato in potestà di Cesare avere prima Trevigi e poi ricompenso di danari. Ricercò similmente Massimiliano il re cattolico di sussidio per le obligazioni medesime di Cambrai, e per le convenzioni fatte seco particolarmente quando gli consentí il governo di Castiglia, ma con prieghi che l'accomodasse piú tosto di danari che di genti; ma egli, non si disponendo a sovvenirlo di quel che piú aveva di bisogno, gli promesse mandargli quattrocento lancie, sussidio a Cesare di poca utilità perché nell'esercito franzese e suo abbondavano cavalli.
      Nel quale tempo, essendo la città di Verona molto vessata da' soldati che la guardavano perché non erano pagati, le genti viniziane, chiamate occultamente da alcuni cittadini, partitesi da San Bonifazio, si accostorono di notte alla città per scalare castello San Piero essendo entrati per la porta San Giorgio dove mentre dimorano, per congiugnere insieme le scale, perché separate non ascendevano all'altezza delle mura, o sentiti da quegli che guardavano il castello di San Felice o parendo loro vanamente udire romore, impauriti, lasciate le scale si discostorono; donde l'esercito si ritornò a San Bonifazio, e in Verona venuta a luce la congiurazione ne furono puniti molti.
      Inclinò in questo tempo l'animo del pontefice a riunirsi col re di Francia, mosso non da volontà ma da timore; perché Massimiliano dimandava superbamente che gli prestasse dugentomila ducati, minacciandolo che altrimenti si unirebbe col re di Francia contro a lui; e perché era fama che nella dieta di Augusta si determinerebbe di concedergli aiuti grandi, e perché di nuovo tra il re di Inghilterra e il re di Francia era stata fatta e publicata con solennità grande la pace: e perciò molto strettamente cominciò a trattare con Alberto da Carpi, col quale era proceduto insino a quel dí con parole e speranze generali.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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