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      Perciò conoscendo finalmente in quanto pericolo fusse ridotto, ed espugnato dalla importunità e lamentazioni di tanti, e instando oltre a ciò molto appresso a lui gli oratori di Cesare del re cattolico e del re di Inghilterra, pregati da' cardinali, consentí si mandasse a domandare a Ciamonte che concedesse facoltà di andare a lui sicuramente, in nome del pontefice, a Giovanfrancesco Pico conte della Mirandola; e poche ore dipoi mandò egli medesimo uno de' suoi camerieri a ricercarlo che mandasse a lui Alberto da Carpi, non sapendo che non fusse nello esercito: e nel tempo medesimo, acciò che in ogni caso si salvassino le cose piú preziose del pontificato, mandò Lorenzo Pucci, suo datario, col regno (chiamano cosí la mitria principale) che era pieno di gioie nobilissime, perché si custodissino nel famoso monasterio delle Murate di Firenze. Sperò Ciamonte per le richieste fattegli che il pontefice inclinasse alla concordia, la quale esso, perché sapeva essere cosí la mente del re, molto desiderava; e per non perturbare questa disposizione ritenne il d
      í seguente l'esercito nel medesimo alloggiamento: benché permettesse che i Bentivogli con molti cavalli di amici e seguaci loro, seguitandogli alquanto da lontano cento cinquanta lancie franzesi, corressino insino appresso alle mura di Bologna. Per la venuta de' quali, con tutto che Ermes, minore ma il piú feroce de' fratelli, si appresentasse allato alla porta, non si fece dentro movimento alcuno.
      Udí Ciamonte benignamente Giovanfrancesco dalla Mirandola, e lo rimandò il dí medesimo a Bologna, a significare le condizioni con le quali era contento di convenire: che 'l pontefice assolvesse Alfonso da Esti dalle censure, e tutti quegli che per qualunque cagione si erano intromessi nella difesa sua o nell'offesa dello stato ecclesiastico: liberasse medesimamente i Bentivogli dalle censure e dalle taglie, restituendo i beni che manifestamente a essi appartenevano: degli altri posseduti innanzi all'esilio si conoscesse in giudicio; e che avessino facoltà d'abitare in qualunque luogo piacesse loro, pure che non si appropinquassino a ottanta miglia a Bologna: non si alterasse nelle cose de' viniziani quel che si disponeva nella confederazione fatta a Cambrai: che tra il pontefice e Alfonso da Esti si sospendessino l'armi almanco per sei mesi, ritenendo ciascuno quello possedeva; nel quale tempo le differenze loro si decidessino per giudici che si dovessino deputare concordemente; riservando a Cesare la cognizione delle cose di Modena, la qual città si deponesse incontinente in sua mano: Cotignuola si restituisse al re cristianissimo: liberassesi il cardinale di Aus, perdonassesi a' cardinali assenti; e le collazioni de' benefici di tutto il dominio del re di Francia si facessino secondo la sua nominazione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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