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      Con la quale risposta essendo ritornato il Mirandolano, ma non senza speranza che Ciamonte non persisterebbe rigorosamente in tutte queste condizioni, udiva pazientemente il pontefice, contro alla sua consuetudine, la relazione, e insieme i prieghi de' cardinali che con ardore inestimabile lo supplicavano che, quando non potesse ottenere meglio, accettasse in questa maniera la composizione; ma da altra parte, lamentandosi essergli proposte cose troppo esorbitanti, e mescolando in ogni parola doglienze gravissime de' viniziani, e dimostrando di stare sospeso consumava il dí senza esprimere quale fusse la sua deliberazione. Alzò la speranza sua che alla fine del dí entrò in Bologna Chiappino Vitello, con seicento cavalli leggieri de viniziani e una squadra di turchi che erano a' soldi loro; il quale partito la notte dalla Stellata era venuto galoppando per tutto il cammino, per la somma prestezza impostagli dal proveditore viniziano. La mattina seguente alloggiò Ciamonte con tutto l'esercito al Ponte a Reno vicino a tre miglia a Bologna, dove andorno subito a lui i segretari degli oratori de' re de' romani di Aragona e di Inghilterra, e poco dipoi gli imbasciadori medesimi; i quali quel giorno, e con loro Alberto Pio venuto da Carpi, ritornorno piú volte al pontefice e a Ciamonte. Ma era, nell'uno e nell'altro variata non mediocremente la disposizione: perché Ciamonte, mancandogli per l'esperienza del dí dinanzi la speranza di sollevare per mezzo de' Bentivogli il popolo bolognese, e cominciando a sentire strettezza di vettovaglie la quale era per diventare continuamente maggiore, diffidava della vittoria; e il pontefice, inanimito perché il popolo, scoprendosi favorevole alla Chiesa, aveva, finalmente il giorno medesimo pigliato l'armi, e perché s'aspettava che innanzi al principio della notte entrasse in Bologna, oltre a dugento altri stradiotti de' viniziani, Fabbrizio Colonna con dugento cavalli leggieri e una parte degli uomini d'arme spagnuoli, non solo conosceva essere liberato dal pericolo ma, ritornato nella consueta elazione, minacciava di assaltare gli inimici, subito che fussino giunte tutte le genti spagnuole che erano vicine: per la qual confidenza rispose sempre quel dí, niuno mezzo esservi di concordia se il re di Francia non si obligava ad abbandonare totalmente la difesa di Ferrara.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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