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      Alle quali dimande rispose dopo spazio di qualche dí il re cattolico, pigliando in uno tempo medesimo occasione di purgare molte querele che da Cesare e dal re di Francia si facevano di lui: avere conceduto le trecento lancie al pontefice per l'obligazione della investitura, e a effetto solamente di difendere lo stato della Chiesa e recuperare le cose che erano antico feudo di quella; avere revocato le genti d'arme da Verona perché era passato il termine per il quale le aveva promesse a Cesare, e nondimeno che non l'arebbe revocate se non fusse stato il sospetto de' turchi; essersi interposto l'oratore suo a Bologna con Ciamonte insieme con gli altri oratori allo accordo non per dare tempo a' soccorsi del pontefice ma per rimuovere tanto incendio della cristianità, sapendo massimamente essere al re molestissima la guerra con la Chiesa; essere stato sempre nel medesimo proposito di adempiere quel che era stato promesso a Cambrai, e volerlo fare in futuro molto piú, aiutando Cesare con cinquecento lancie e dumila fanti contro a' viniziani: non essere già sua intenzione di legarsi a nuove obligazioni né ristrignersi a capitolazioni nuove, perché non ne vedeva alcuna urgente cagione e perché, desideroso di conservarsi libero per potere fare la guerra contro agli infedeli d'Affrica, non voleva accrescere i pericoli e gli affanni della cristianità che aveva bisogno di riposo: piacergli il concilio e la riformazione della Chiesa quando fusse universale e che i tempi non repugnassino, e di questa sua disposizione niuno essere migliore testimonio del re di Francia, per quello che insieme ne avevano ragionato a Savona; ma i tempi essere molto contrari, perché il fondamento de' concili era la pace e la concordia tra i cristiani, non potendosi senza l'unione delle volontà convenire cosa alcuna in beneficio comune, né essere degno di laude cominciare il concilio in tempo e in maniera che e' paresse cominciarsi piú per sdegno e per vendetta che per zelo o dell'onore di Dio o dello stato salutifero della republica cristiana.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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