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      Finalmente gli uomini della terra, perduta interamente la speranza di essere soccorsi e avendo l'artiglierie fatto processo grande, essendo oltre a questo cosí profondamente le fosse congelate che sostenevano i soldati, temendo di non potere resistere alla prima battaglia che si ordinava di dare infra due giorni, mandorno, in quel medesimo dí, nel quale Ciamonte avea promesso di accostarsi, imbasciadori al pontefice per arrendersi, con patto che fussino salve le persone e le robe di tutti. Il quale, benché da principio rispondesse non volere obligarsi a salvare la vita de' soldati, pure alla fine, vinto da' prieghi di tutti i suoi, gli accettò con le condizioni proposte; eccettuato che Alessandro da Triulzi con alcuni capitani de' fanti rimanessino prigioni suoi, e che la terra, per ricomperarsi dal sacco stato promesso a' soldati, pagasse certa quantità di danari: e nondimeno, parendo loro essergli debito quel che era stato promesso, non fu piccola fatica al pontefice rimediare non la saccheggiassino; il quale fattosi tirare in sulle mura, perché le porte erano atterrate, discese da quelle nella terra. Arrendessi insieme la rocca, data facoltà alla contessa di partirsene con tutte le robe sue. Restituí il pontefice la Mirandola al conte Giovanfrancesco, e gli cedette le ragioni de' figliuoli del conte Lodovico come acquistate da s
      é con guerra giusta; ricevuta da lui obligazione (e, per sicurtà dell'osservanza, la persona del figliuolo) di pagargli fra certo tempo, per la restituzione delle spese fatte, ventimila ducati; e vi lasciò, perché, partito che fusse l'esercito i franzesi non l'occupassino, cinquecento fanti spagnuoli e trecento italiani.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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