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      Non abbiamo a rapportarci a quel che dichino gl'ingegneri e i villani pratichi del paese, perché le guerre si fanno con le armi de' soldati e col consiglio de' capitani; fannosi combattendo in su la campagna, non co' disegni che dagli uomini imperiti della guerra si notano in su le carte, o si dipingono col dito o con una bacchetta nella polvere. Non mi presuppongo io i nimici sí deboli, non le cose loro in tale disordine, né che abbino nello alloggiarsi e nel fortificarsi saputo sí poco valersi dell'opportunità dell'acque e de' siti, che io mi prometta che subito che saremo giunti nello alloggiamento che si disegna, quando bene vi ci conducessimo agevolmente, abbia a essere in potestà nostra l'assaltargli. Potranno molte difficoltà sforzarci a soprasedervi due o tre dí, e, se non altra difficoltà, le nevi e le pioggie, in sí sinistra e sí rotta stagione: in che grado saremo delle vettovaglie e degli strami se ci accadrà soprastarvi? E quando pure fusse in potestà nostra l'assalirgli, chi è quello che si prometta tanto facile la vittoria? chi è quello che non consideri quanto sia pericoloso l'andare a trovare gli inimici alloggiati in luogo forte, e l'avere in uno tempo medesimo a combattere con loro e con le incomodità del sito del paese? Se non gli costrigniamo a levarsi subito di quello alloggiamento saremo necessitati a ritirarci; e questo con quante difficoltà si farà, per il paese che tutto ci è contrario, e ove diventerebbe grandissimo ogni piccolissimo disfavore? Meno veggo la necessità di mettere tutto lo stato del re in questo precipizio; perché ci siamo mossi principalmente non per altro che per soccorrere la città di Ferrara, nella quale se mettiamo a guardia piú genti, possiamo starne sicurissimi, quando bene noi dissolvessimo l'esercito; e se si dicesse che è tanto consumata che, rimanendogli addosso l'esercito degli inimici, è impossibile che in breve tempo non caggia per se stessa, non abbiamo noi il rimedio della diversione, rimedio potentissimo nelle guerre, con la quale, senza mettere pure uno cavallo in pericolo, gli necessitiamo ad allargarsi da Ferrara?


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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