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      Ma né anche il disegno di occupare Modona procedette felicemente, facendo maggiore impedimento l'astuzia e i consigli occulti del re d'Aragona che l'armi del pontefice. Era stato molesto a Cesare che il pontefice avesse occupato Modona, città stata riputata lunghissimo tempo di giurisdizione dello imperio, e tenuta moltissimi anni dalla famiglia da Esti co' privilegi e investiture de' Cesari; e con tutto che con molte querele avesse fatta instanza che la gli fusse conceduta, il pontefice, che delle ragioni di quella città o sentiva o pretendeva altrimenti, era stato da principio renitente, massimamente mentre sperò dovergli essere facile l'occupare Ferrara. Ma scoprendosi poi manifestamente in favore da Esti l'armi franzesi, né potendo sostenere Modona se non con gravi spese, aveva cominciato a gustare il consiglio del re d'Aragona; il quale lo confortò che, per fuggire tante molestie, mitigare l'animo di Cesare e tentare di fare nascere alterazione tra il re di Francia e lui, lo consentisse, atteso massimamente che quando in tempo piú comodo desiderasse di riaverla gli sarebbe sempre facile, dando a Cesare quantità mediocre di danari: il quale ragionamento era stato prolungato molti dí, perché secondo la variazione delle speranze si variava la deliberazione del pontefice; ma sempre era stata ferma questa difficoltà, che Cesare ricusava riceverla se nell'instrumento della consegnazione non s'esprimeva chiaramente quella città essere appartenente all'imperio, il che al pontefice pareva durissimo consentire.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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