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      E già era arrivato al Ponte a Reno con la vanguardia Teodoro da Triulzi; dove Raffaello de' Pazzi combattendo valorosamente gli sostenne per alquanto spazio di tempo, ma non potendo finalmente resistere al numero tanto maggiore rimase prigione: avendo, come confessava ciascuno, con la resistenza sua dato comodità non piccola a' soldati della Chiesa di salvarsi. Ma le genti de viniziani e con loro Ramazzotto, che alloggiava in sul monte piú eminente di Santo Luca, non avendo se non tardi avuta notizia della fuga del duca d'Urbino, preseno per salvarsi la via de' monti; per la quale, ancora che ricevessino danno gravissimo, si condussono in Romagna. Furono in questa vittoria, acquistata senza combattere, tolti quindici pezzi d'artiglieria grossa e molti minori tra del pontefice e de' viniziani, lo stendardo del duca proprio con piú altre bandiere, grande parte de' carriaggi degli ecclesiastici e quasi tutti quegli de' viniziani; svaligiati qualcuno degli uomini d'arme della Chiesa, ma de' viniziani piú di cento cinquanta, e dell'uno e dell'altro esercito dissipati quasi tutti i fanti; preso Orsino da Mugnano Giulio Manfrone e molti condottieri di minore condizione. In Bologna non furno commessi omicidi, né fatta violenza ad alcuno né della nobiltà né del popolo; solamente fatti prigioni il vescovo di Chiusi e molti altri prelati, secretari e altri officiali che assistevano al cardinale, rimasti nel palagio della residenza del legato, perché a tutti aveva celata la sua partita.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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