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      Insultò il popolo bolognese, la notte medesima e il dí seguente, a una statua di bronzo del pontefice, tirandola per la piazza con molti scherni e derisioni: o perché ne fussino autori i satelliti de' Bentivogli o pure perché il popolo, infastidito da' travagli e danni della guerra (come è per sua natura ingrato e cupido di cose nuove), avesse in odio il nome e la memoria di chi era stato cagione della liberazione e della felicità della loro patria.
      Soprastette il dí seguente, che fu il vigesimo secondo di maggio, il Triulzio nel medesimo alloggiamento; e l'altro dí lasciatasi indietro Bologna andò in su il fiume dello Idice, e poi si fermò a Castel San Piero, terra posta in sull'estremità del territorio bolognese, per aspettare, innanzi passasse piú oltre, quale fusse la intenzione del re di Francia, o di procedere avanti contro allo stato del pontefice o se pure, bastandogli avere assicurato Ferrara e levato alla Chiesa Bologna che per opera sua aveva acquistata, volesse fermare il corso della vittoria. Però avendogli Giovanni da Sassatello condottiere del pontefice, e che cacciata di Imola la parte ghibellina quasi dominava come capo de' guelfi quella città, offerto occultamente di dargli Imola, non volle insino alla risposta del re accettarla.
      Restava la cittadella di Bologna nella quale era il vescovo Vitello, cittadella ampia e forte ma proveduta secondo l'uso delle fortezze della Chiesa, perché vi erano pochi fanti poche vettovaglie e quasi niuna munizione. Nella quale, udito il caso di Bologna, era venuto la notte da Modona Vitfrust a persuadere al vescovo con promesse grandi che la desse a Cesare; ma il vescovo, pattuito il quinto dí co' bolognesi che fussino salve le persone e la roba di quegli che vi erano, e ricevuta obligazione che a lui in certo tempo fussino pagati tremila ducati, la dette loro: la quale avuta corsono subito popolarmente a rovinarla, incitandogli al medesimo i Bentivogli, non tanto per farsi benevoli i cittadini quanto per sospetto che il re di Francia non la volesse in potestà sua, come era stato già parere di qualcuno de' capitani di domandarla; ma il Triulzio, giudicando essere alieno dalla utilità del re il credersi che egli volesse insignorirsi di Bologna, l'aveva contradetto.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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