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      I consigli de' quali e publicamente di tutta la nazione benché prima fussino pervenuti all'orecchie del re non l'aveano però mosso a convenire con loro, come i suoi assiduamente lo confortavano e come gli amici che aveva tra loro gli davano speranza potersi ottenere; ritenendolo la solita difficoltà di non accrescere ventimila franchi (sono questi poco piú o meno di diecimila ducati) alle pensioni antiche, e cosí ricusando per minimo prezzo quella amicizia che poi molte volte con tesoro inestimabile arebbe comperata; persuadendosi che o non si moverebbono o che, movendosi potrebbono poco nuocergli, perché soliti a esercitare la milizia a piede non avevano cavalli, e perché non avevano artiglierie: essere oltre a questo in quella stagione (già era entrato il mese di novembre) i fiumi grossi, mancare a essi i ponti e le navi, le vettovaglie del ducato di Milano ridotte per comandamento di Gastone di Fois ne' luoghi forti, bene custodite le terre vicine, e potersi opporre loro alla pianura le genti d'arme; per i quali impedimenti essere necessario che, movendosi, fussino necessitati in ispazio di pochi dí a ritornarsene. E nondimeno i svizzeri, non gli spaventando queste difficoltà, erano cominciati a scendere a Varese, nel qual luogo continuamente augumentavano; avendo seco sette pezzi d'artiglieria da campagna e molti archibusi portati da' cavalli, e medesimamente non al tutto senza apparecchio di vettovaglie. La venuta de' quali faceva molto piú timorosa che, essendo i soldati franzesi divenuti piú licenziosi che 'l solito, cominciava a essere a' popoli non mediocremente grave lo imperio loro; perché il re, astretto dalla avarizia, non aveva consentito che si facesse provedimento di fanti; né le genti d'arme che allora erano in Italia, secondo il numero vero, mille trecento lancie e dugento gentiluomini, potevano tutte opporsi a' svizzeri, essendone una parte alla guardia di Verona e di Brescia, e avendo Fois mandato di nuovo a Bologna dugento lancie, per la venuta del cardinale de' Medici e di Marcantonio Colonna a Faenza: ove, se bene non avessino fanti pagati, nondimeno per le divisioni della città, e perché in quelli dí il castellano della rocca di Sassiglione, castello della montagna di Bologna, l'aveva spontaneamente dato al legato, era paruto necessario mandarvi questo presidio.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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