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      Da Varese mandorno i svizzeri per uno trombetto a diffidare il luogotenente regio: il quale avendo seco poca gente d'arme, perché non aveva avuto tempo a raccorle, né piú che dumila fanti, né si risolvendo ancora per non dispiacere al re a soldarne di nuovo, era venuto ad Assaron, terra distante tredici miglia da Milano, non con intenzione di combattere ma di andargli costeggiando per impedire loro le vettovaglie; nella qual cosa solo rimaneva la speranza del ritenergli, non essendo tra Varese e Milano né fiumi difficili a passare né terre atte a essere difese. Da Varese vennono i svizzeri a Galera, essendo già augumentati insino al numero di diecimila; e Gastone, il quale seguitava Gianiacopo da Triulzi, si pose a Lignano distante quattro miglia da Galera: dalle quali cose impauriti i milanesi soldavano fanti a spese proprie per guardia della città, e Teodoro da Triulzi faceva fortificare i bastioni e, come se l'esercito avesse a ritirarsi in Milano, fare le spianate dalla parte di dentro, intorno a' ripari che cingono i borghi, perché i cavalli potessino adoperarsi. Presentossi nondimeno Gastone di Fois, con cui erano cinquecento lancie e dugento gentiluomini del re e con molta artiglieria, innanzi alla terra di Galera; all'apparire
      de' quali i svizzeri uscirono ordinati in battaglia: nondimeno, non volendo insino non erano maggiore numero combattere in luogo aperto, ritornorno presto dentro. Cresceva intratanto continuamente il numero loro; per il quale deliberati di non ricusare piú di combattere vennono a Busti, nella quale terra erano alloggiate cento lancie, che a fatica salvorno sé, perduti i carriaggi con parte de' cavalli.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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