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      Occupava lo spazio tra l'uno e l'altro di questi due fiumi l'esercito di Fois, avendo la fronte del campo a porta Adriana quasi contigua alla ripa del Montone. Piantorono la notte prossima l'artiglierie, parte contro alla torre detta Rancona situata tra la porta Adriana e il Ronco, parte di là dal Montone, dove per uno ponte gittato in sul fiume era passata una parte dello esercito: accelerando quanto potevano il battere per prevenire a dare la battaglia innanzi che gli inimici, i quali sapevano già essere mossi, si accostassino; né meno perché erano ridotti in grandissima difficoltà di vettovaglie, atteso che le genti viniziane, che si erano fermate a Ficheruolo, con legni armati impedivano quelle che si conducevano di Lombardia, e avendo affondate certe barche alla bocca del canale che entra in Po dodici miglia appresso a Ravenna e si conduce a due miglia presso a Ravenna, impedivano l'entrarvi quelle che venivano da Ferrara in su legni ferraresi, le quali condurre per terra in su le carra era difficile e pericoloso. Era oltre a questo molto incomodo e con pericolo l'andare a saccomanno, perché erano necessitati discostarsi sette o otto miglia dal campo. Dalle quali cagioni astretto Fois deliberò dare il dí medesimo la battaglia, ancora che conoscesse che era molto difficile l'entrarvi, perché del muro battuto non era rovinata piú che la lunghezza di trenta braccia né per quello si poteva entrare se non con le scale, conciossiaché fusse rimasta l'altezza da terra poco meno di tre braccia: le quali difficoltà per superare con la virtú e con l'ordine, e per accendergli con l'emulazione tra loro medesimi, partí in tre squadroni distinti l'uno dall'altro i fanti tedeschi italiani e franzesi, ed eletti di ciascuna compagnia di gente d'arme dieci de' piú valorosi, impose loro che coperti dalle medesime armi colle quali combattono a cavallo andassino a piede innanzi a' fanti; i quali accostatisi al muro dettono l'assalto molto terribile, difendendosi egregiamente quegli di dentro, con laude grande di Marcantonio Colonna, il quale non perdonando né a fatica né a pericolo soccorreva ora qua ora là secondo che piú era di bisogno.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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