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      Come l'esercito fu ordinato, salito in su l'argine del fiume, con facondia (cosí divulgò la fama) piú che militare, parlò accendendo gli animi dello esercito in questo modo:
      - Quello che, soldati miei, noi abbiamo tanto desiderato, di potere nel campo aperto combattere con gli inimici, ecco che, questo dí, la fortuna stataci in tante vittorie benigna madre ci ha largamente conceduto, dandoci l'occasione d'acquistare con infinita gloria la piú magnifica vittoria che mai alla memoria degli uomini acquistasse esercito alcuno: perché non solo Ravenna non solo tutte le terre di Romagna resteranno esposte alla vostra discrezione ma saranno parte minima de' premi del vostro valore; conciossiaché, non rimanendo piú in Italia chi possa opporsi all'armi vostre, scorreremo senza resistenza alcuna insino a Roma; ove le ricchezze smisurate di quella scelerata corte, estratte per tanti secoli dalle viscere de' cristiani, saranno saccheggiate da voi: tanti ornamenti superbissimi tanti argenti tanto oro tante gioie tanti ricchissimi prigioni che tutto il mondo arà invidia alla sorte vostra. Da Roma, colla medesima facilità, correremo insino a Napoli, vendicandoci di tante ingiurie ricevute. La quale felicità io non so immaginarmi cosa alcuna che sia per impedircela, quando io considero la vostra virtú la vostra fortuna l'onorate vittorie che avete avute in pochi dí, quando io riguardo i volti vostri, quando io mi ricordo che pochissimi sono di voi che innanzi agli occhi miei non abbino con qualche egregio fatto data testimonianza del suo valore.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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