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      Però Fabrizio, esclamando: - abbiamo noi tutti vituperosamente a morire per la ostinazione e per la malignità di uno marrano? ha a essere distrutto tutto questo esercito senza che facciamo morire uno solo degli inimici? dove sono le nostre tante vittorie contro a' franzesi? ha l'onore di Spagna e di Italia a perdersi per uno Navarro? - spinse fuora del fosso la sua gente d'arme, senza aspettare o licenza o comandamento del viceré: dietro al quale seguitando tutta la cavalleria, fu costretto Pietro Navarra dare il segno a' suoi fanti; i quali, rizzatisi con ferocia grande, si attaccorono co' fanti tedeschi che già s'erano approssimati a loro. Cosí mescolate tutte le squadre cominciò una grandissima battaglia, e senza dubbio delle maggiori che per molti anni avesse veduto Italia: perché e la giornata del Taro era stata poco altro piú che uno gagliardo scontro di lancie, e i fatti d'arme del regno di Napoli furono piú presto disordini o temerità che battaglie, e nella Ghiaradadda non aveva dell'esercito de' viniziani combattuto altro che la minore parte; ma qui, mescolati tutti nella battaglia, che si faceva in campagna piana senza impedimento di acque o ripari, combattevano due eserciti d'animo ostinato alla vittoria o alla morte, infiammati non solo dal pericolo dalla gloria e dalla speranza ma ancora da odio di nazione contro a nazione. E fu memorabile spettacolo che, nello scontrarsi i fanti tedeschi con gli spagnuoli, messisi innanzi agli squadroni due capitani molto pregiati, Iacopo Empser tedesco e Zamudio spagnuolo, combatterono quasi per provocazione; dove ammazzato lo inimico restò lo spagnuolo vincitore.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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