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      Seguitorno la fortuna della vittoria le città di Imola di Furlí di Cesena e di Rimini, e tutte le rocche della Romagna, eccetto quelle di Furlí e di Imola: le quali tutte furno ricevute dal legato in nome del concilio pisano. Ma l'esercito franzese, rimasto per la morte di Fois e per tanto danno ricevuto come attonito, dimorava oziosamente quattro miglia appresso a Ravenna; e incerti il legato e la Palissa (ne' quali era pervenuto il governo, perché Alfonso da Esti se ne era già ritornato a Ferrara) quale fusse la volontà del re, aspettavano le sue commissioni, non essendo anche appresso a' soldati di tanta autorità che fusse bastante a fare muovere l'esercito, implicato nel dispensare o mandare in luoghi sicuri le robe saccheggiate, e indeboliti tanto di forze e di animo per la vittoria acquistata con tanto sangue che parevano piú simili a vinti che vincitori; onde tutti i soldati con lamenti e con lacrime chiamavano il nome di Fois; il quale, non impediti né spaventati da cosa alcuna, arebbono seguitato per tutto. Né si dubitava che, tirato dallo impeto della sua ferocia e dalle promesse fattegli, secondo si diceva, dal re, che a lui si acquistasse il reame di Napoli, sarebbe, subito dopo la vittoria, con la consueta celerità corso a Roma, e che il pontefice e gli altri, non avendo alcuna altra speranza di salvarsi, si sarebbeno precipitosamente messi in fuga.
     
      Lib.10, cap.14
     
      I cardinali premono sul pontefice per indurlo alla pace; per la deliberazione contraria insistono gli ambasciatori del re d'Aragona e de' veneziani; incertezza del pontefice piú propenso alla guerra che alla pace.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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