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      Confermorno medesimamente non mediocremente la speranza del pontefice le speranze grandissime dategli dal re di Aragona; il quale, avendo avuta la prima notizia della rotta per lettere del re di Francia scritte alla reina (per le quali gli significava, Gastone di Fois suo fratello essere morto con somma gloria in una vittoria avuta contro agli inimici), e dipoi piú partitamente per gli avvisi de' suoi medesimi, i quali per le difficoltà del mare pervenivano tardamente, e parendogli che il reame di Napoli ne rimanesse in grave pericolo, aveva deliberato di mandare in Italia con supplemento di nuove genti il gran capitano: al quale rimedio ricorreva per la scarsità degli altri rimedi, perché, benché estrinsecamente l'onorasse, gli era per le cose passate nel regno napoletano poco accetto, e per la grandezza e autorità sua sospetto. Adunque, quando al pontefice confermato da tante cose pervenne il secretario del vescovo di Tivoli co' capitoli trattati, e dandogli speranze che anche le limitazioni aggiunte dal re per moderare l'infamia dell'abbandonare la protezione di Bologna si ridurrebbono alla sua volontà, deliberato al tutto non gli accettare, ma rispetto alla sottoscrizione sua e alla fede data al collegio simulando il contrario, come contro alla fama della sua veracità usava qualche volta di fare, gli fece leggere nel concistorio, dimandando consiglio da' cardinali. Dopo le quali parole il cardinale arborense spagnuolo e il cardinale eboracense (aveano cosí prima occultamente convenuto con lui), parlando l'uno in nome del re d'Aragona l'altro in nome del re di Inghilterra, confortorno il pontefice a perseverare nella costanza, né abbandonare la causa della Chiesa che con tanta degnità aveva abbracciata, essendo già cessate le necessità che l'aveano mosso a prestare l'orecchie a questi ragionamenti, e vedendosi manifestamente che Dio, che per qualche fine incognito a noi aveva permesso che la navicella sua fusse travagliata dal mare, non voleva che la perisse; né essere conveniente né giusto fare pace per sé particolarmente e, avendo a essere comune, trattarla senza partecipazione degli altri confederati ricordandogli in ultimo che diligentemente considerasse quanto pregiudicio potesse essere alla sedia apostolica e a sé l'alienarsi dagli amici veri e fedeli per aderire agli inimici riconciliati.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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