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      Stimolava in questo mezzo il senato, desideroso di attendere alla recuperazione di Brescia e di Crema, che le sue genti ritornassino; le quali il cardinale intratteneva sotto colore che andassino insieme co' svizzeri nel Piemonte contro al duca di Savoia e il marchese di Saluzzo, che aveano seguitato le parti del re di Francia. Ma essendo dipoi cessata questa cagione, per la moltiplicazione grande del numero de' svizzeri e perché manifestamente si sapeva che i soldati franzesi passavano di là da' monti, non consentiva né dinegava si partissino; il che si dubitava procedesse per instanza fatta da Cesare, acciò che essi non recuperassino quelle terre. Finalmente, essendo i svizzeri in Alessandria, i viniziani partitisi dal Bosco allo improviso passorno senza ostacolo alcuno il Po alla Cava nel Cremonese; dissimulando, come si credette, a requisizione del pontefice, il cardinale, il quale è certo gli arebbe potuti impedire. Passato il Po si divisono, parte contro a Brescia parte contro a Crema custodite per il re di Francia; ma avendo i franzesi che erano in Brescia assaltatigli alla villa di Paterna, perduti piú di trecento uomini, furno costretti a ritirarsi dentro: e i svizzeri rimasti soli nel ducato di Milano e nel Piemonte attendevano a taglieggiare tutto il paese, sicuri interamente de' franzesi. Perché se bene il re di Francia, per la affezione intensa che aveva alla ducea di Milano, malvolentieri si disponesse a lasciare del tutto le cose di Italia abbandonate, nondimeno la necessità lo costrinse a prestare fede al consiglio di coloro che lo confortorono che, differito ad altro tempo questo pensiero, attendesse per quella state a difendere il regno di Francia: conciossiaché il re d'Inghilterra, secondo le convenzioni fatte col re cattolico, aveva mandato per mare seimila fanti inghilesi a Fonterabia, terra del regno di Spagna posta in sul mare Oceano, acciò che congiunti con le genti di quel re assaltassino il ducato di Ghienna, e oltre a questo cominciava a infestare con armata di mare le coste di Normandia e di Brettagna con spavento grande de' popoli; né di ritirare piú Cesare all'amicizia sua restava speranza alcuna, perché per relazione del vescovo di Marsilia, stato a lui suo imbasciadore, intendeva avere l'animo alienissimo da lui; né per altro avergli dato molte speranze e trattate seco tante cose con somma simulazione che per avere occasione di opprimerlo incauto, o almeno percuoterlo con uno colpo quasi mortale, come nella revocazione de' fanti tedeschi si gloriava d'avere fatto.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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