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      Dunque il pontefice, stimolato dall'odio contro al gonfaloniere, dal desiderio antico di tutti i pontefici d'avere autorità in quella republica, faceva instanza perché si tentasse di restituire nella pristina grandezza la famiglia de' Medici: alla qual cosa, benché con lo imbasciadore fiorentino usasse parole diverse da' fatti, inclinava medesimamente, ma non già con tanto ardore, il re d'Aragona, per sospetto che in qualunque movimento non inclinassino per l'autorità del gonfaloniere al favore del re di Francia; anzi si sospettava che, eziandio rimosso il gonfaloniere, la republica governata liberamente avesse, per le dependenze fresche e antiche, la medesima affezione. Ma e la deliberazione di questa cosa si riservava, insieme coll'altre, alla venuta di Gurgense, con cui era deliberato convenissino in Mantova il viceré e i ministri degli altri collegati. Il quale mentre veniva, mandò il pontefice a Firenze Lorenzo Pucci fiorentino, suo datario (quel che poi eletto al cardinalato si chiamò il cardinale di Santi Quattro) a ricercare, insieme con l'oratore che vi teneva il viceré, che si aderissino alla lega, contribuendo alle spese contro a franzesi: questo era il colore della sua venuta, ma veramente lo mandava per esplorare gli animi de' cittadini. Sopra la quale dimanda trattata molti dí non si faceva alcuna conclusione, offerendo i fiorentini di pagare a' confederati certa quantità di danari ma rispondendo dubiamente sopra la dimanda dell'entrare nella lega e dichiararsi contro al re: della quale ambiguità era in parte cagione il credere (come era vero) che queste cose si proponessino artificiosamente, ma molto piú la risposta fatta a Trento dal vescovo Gurgense all'oratore il quale aveano mandato a rincontrarlo; perché, mostrando non tenere conto di quello gli era ricordato (Cesare, per la capitolazione fatta a Vicenza per mano sua, essere tenuto alla loro difesa) affermava, il pontefice avere in animo di molestargli, e che pagando a Cesare quarantamila ducati gli libererebbe da questo pericolo: aggiugneva durare ancora la confederazione tra Cesare e il re di Francia, però gli confortava a non entrare nella lega insino a tanto non vi entrava Cesare.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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