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      Non sarebbeno stati i fiorentini alieni da ricomperare con danari la loro quiete; ma dubitando che il nome solo di Cesare, ancora che Gurgense affermasse che la volontà sua seguiterebbono gli spagnuoli, non bastasse a rimuovere la mala intenzione degli altri, stavano sospesi, per potere con consiglio piú maturo porgere gli unguenti a chi potesse giovare alla loro infermità. Era forse questo considerato prudentemente; ma procedeva o da imprudenza o dalle medesime contenzioni, o da confidare piú che non si doveva nell'ordinanza de' fanti del suo dominio, il non si provedere di soldati esercitati, i quali sarebbono stati utili a potersi piú agevolmente difendere da uno assalto subito o a facilitare almeno il convenire co' collegati, quando avessino conosciuto essere difficile lo sforzargli.
      Le quali cose mentre che si trattavano era già il viceré pervenuto co' soldati spagnuoli nel bolognese; nel quale luogo mancandogli la facoltà di pagare i danari promessi a' fanti, corsono con tanto tumulto allo alloggiamento suo minacciando di ammazzarlo che a fatica ebbe tempo di fuggirsene occultamente andando verso Modona: una parte de' fanti si voltò verso il paese de' fiorentini, gli altri non mutorno alloggiamento ma stando senza legge senza ordine senza imperio; pure dopo tre o quattro dí, quietati, con una parte de' danari promessi, gli animi loro, e ritornati il viceré e tutti i fanti all'esercito, promessono aspettarlo nel luogo medesimo insino a tanto ritornasse da Mantova, ove già era pervenuto, Gurgense.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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