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      Dimostrava il frutto che, oltre a' danari che offeriva, risulterebbe della loro restituzione; perché la potenza di quella città, levata di mano di uno che dependeva interamente dal re di Francia, perverrebbe in mano di persone che, offese e ingiuriate da quegli re, non riconoscerebbono altra dependenza e congiunzione che quella de' collegati: del medesimo in nome del pontefice si affaticava Bernardo da Bibbiena che fu poi cardinale, mandato dal pontefice per questa cagione, ma nutrito insieme co' fratelli insino da puerizia nella casa de' Medici. Era imbasciadore appresso a Gurgense Giovanvettorio Soderini giurisconsulto, fratello del gonfaloniere; al quale né dal viceré né in nome della lega era detta o dimandata cosa alcuna, ma il vescovo Gurgense, dimostrando questi pericoli, persuadeva a convenire con Cesare secondo le dimande fatte prima, e offerendo che Cesare e il re d'Aragona gli riceverebbono in protezione: ma lo imbasciadore, [non] avendo autorità di convenire, non poteva se non significare alla republica e aspettare le risposte; né per lui né per altri si faceva instanza col viceré, né diligenza di interrompere le proposte de' Medici. E nondimeno la cosa in se medesima non mancava di molte difficoltà: perché il viceré non aveva esercito tanto potente che, se non fusse necessitato, dovesse volentieri esperimentare le forze sue; e Gurgense, per impedire che i viniziani non recuperassino Brescia o facessino maggiori progressi, desiderava che gli spagnuoli passassino quanto piú presto si poteva in Lombardia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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