Pagina (1096/2094)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Perciò, in nome di tutti, dimandare che il gonfaloniere fusse privato del magistrato, e si costituisse forma di governo che non fusse sospetta a' confederati; il che non poteva essere se il cardinale e Giuliano de' Medici non erano restituiti nella patria: le quali cose consentite sarebbono facilmente concordi nell'altre. Però andasse a referire o altrimenti significasse a Firenze la mente sua, ma non volere insino venisse la risposta soprasedere.
      A Firenze, intesa la venuta degli spagnuoli e persuadendosi che da altra parte gli avessino ad assaltare le forze del pontefice, era in tutta la città grandissimo spavento, temendosi della divisione de' cittadini e della inclinazione di molti a cose nuove: avevano poche genti d'arme, non fanterie se non o fatte tumultuosamente o raccolte delle loro ordinanze, la maggiore parte delle quali non era esperimentata alla guerra; non alcuno capitano eccellente nella virtú o autorità del quale potessino riposarsi; gli altri condottieri tali, che mai alla memoria degli uomini erano stati di minore espettazione agli stipendi loro. Nondimeno, provedendo sollecitamente quanto in tanta brevità di tempo potevano, raccoglievano le genti d'arme divise in vari luoghi, soldavano fanti ma tali quali si potevano avere, e scegliendo le piú utili bande di tutte l'ordinanze riducevano tutto lo sforzo a Firenze, per sicurtà della città e per provedere di quivi i luoghi dove si voltassino gli inimici. Né mancando di tentare, benché tardi, la via dell'accordo, oltre a quello che continuamente per l'oratore si trattava col viceré, scrisseno al cardinale di Volterra, che era a Gradoli in terra di Roma che trasferitosi al pontefice si ingegnasse, con offerte con prieghi con ogni arte, di placarlo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Giuliano Medici Firenze Firenze Firenze Volterra Gradoli Roma