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      Sperava medesimamente il re potersi congiugnere i viniziani, sdegnati sommamente quando il viceré occupò Brescia e molto piú per le cose convenute poi a Roma tra 'l pontefice e Cesare: perciò, insino allora, aveva fatto venire occultissimamente alla corte Andrea Gritti, il quale, preso a Brescia, dimorava ancora prigione in Francia; e operato che Gianiacopo da Triulzi, in cui molto confidavano i viniziani, mandasse a Vinegia, sotto simulazione d'altre faccende, un suo secretario. Offerivasigli similmente qualche speranza di convenire col re di Aragona; il quale, come era consueto trattare spesso le cose sue per mezzo di persone religiose, aveva occultamente mandato in Francia due frati, acciocché, dimostrando avere zelo del bene publico, cominciassino a trattare con la reina qualcosa attenente alla pace, o universale o particolare, intra i due re: ma di questo era piccola speranza, sapendo il re di Francia che egli si vorrebbe ritenere la Navarra, e a lui essendo molto duro e pieno di somma indignità abbandonare quel re, che per ridursi alla amicizia sua e sotto la speranza de' suoi aiuti era caduto in tanta calamità.
      Ma niuna cosa piú premeva al re di Francia che il desiderio di riconciliarsi i svizzeri, conoscendo da questo dependere la vittoria certissima, per l'autorità grandissima che aveva allora quella nazione per il terrore delle loro armi, e perché pareva che avessino cominciato a reggersi non piú come soldati mercenari né come pastori ma vigilando, come in republica bene ordinata e come uomini nutriti nell'amministrazione degli stati, gli andamenti delle cose, né permettendo si facesse movimento alcuno se non secondo l'arbitrio loro.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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