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      Ma dando animo al senato quelle medesime ragioni che facevano timore agli inimici, negavano volere piú fare la pace se non si restituiva loro Verona, ricompensando Cesare con maggiore somma di danari: nella qual dimanda trovando difficoltà, inclinati tanto piú all'amicizia franzese, convennono col secretario del Triulzio di confederarsi col re, riferendosi alle prime capitolazioni fatte tra loro, per le quali se gli dovevano Cremona e la Ghiaradadda; ma il secretario espresse nella capitolazione che niente fusse valido se infra certo tempo non si approvava dal re. Nel consiglio del quale erano varie dispute, quale fusse piú da desiderare, o la riconciliazione con Cesare o la confederazione co' viniziani. Questa piú approvavano Rubertet, secretario di grande autorità, il Triulzio e quasi tutti i principali del consiglio, allegando quel che l'esperienza presente aveva, con tanto danno, dimostrato della incostanza di Cesare, l'odio che aveva contro al re e il desiderio di vendicarsi; penetrando massime, da autori non leggieri, essere state in questo tempo qualche volta parole sue, che aveva fissa nell'animo la memoria di diciassette ingiurie ricevute da' franzesi, e che essendogli venuta la facoltà di vendicarle tutte non voleva perderne la occasione; né per altro effetto trattarsi queste cose da lui se non o per avere, per mezzo della riconciliazione fraudolenta, maggiore comodità di nuocere, o almeno per interrompere quel che si sapeva trattarsi co' viniziani o per raffreddare le preparazioni della guerra; né si potere scusare né meritare compassione chi una volta ingannato da uno tornava incautamente a confidarsi di lui.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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