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      Replicava in contrario il cardinale di San Severino, mosso, come dicevano gli avversari, piú per lo studio delle parti contro al Triulzio che per altre cagioni (perché in Milano aveva sempre, insieme co' fratelli, seguitata la parte ghibellina): niuna cosa potere essere piú utile al re che, col congiugnersi con Cesare, rompere l'unione degli inimici, massime facendosi la congiunzione per mezzo tale che si potesse sperare dovere essere durabile; essendo proprio de' príncipi preporre nelle loro deliberazioni sempre l'utilità alla benivolenza agli odii e all'altre cupidità. E quale cosa potere a Cesare fare beneficio maggiore che l'aiuto presente contro a viniziani? la speranza d'avere a succedere il nipote nel ducato di Milano? Separato Cesare dagli altri, non potere, per l'interesse del nipote e per gli altri rispetti, opporsi alla autorità sua il re cattolico; né cosa alcuna potere piú spaventare il pontefice che questa: e per contrario essere piena di indignità la confederazione co' viniziani, avendo a concedere loro Cremona e la Ghiaradadda, membri tanto propri al ducato di Milano, per la recuperazione de' quali aveva il re concitato tutto il mondo; e nondimeno, se non si divideva la unione degli altri, non bastare a conseguire la vittoria la congiunzione co' viniziani. Prevaleva finalmente questa sentenza per l'autorità della reina desiderosa della grandezza della figliuola; pur che si potesse ottenere che insino alla consumazione del matrimonio si conservasse appresso alla madre, la quale obligasse la fede sua di tenerla in nome di Cesare come sposa destinata al nipote, e di consegnarla al marito come prima l'età fusse abile al matrimonio: ma certificato poi il re, Cesare non essere per convenire con questa limitazione, piú tosto queste cose essere state proposte da lui artificiosamente per dargli causa di procedere piú lentamente negli altri pensieri, rimosso l'animo da questa pratica, rivocò Asparot fratello di Lautrech, partito già dalla corte per andare a Gurgense con questa commissione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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