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      Costrigneva similmente il re, ad accelerare, il timore che le fortezze non si perdessino per mancamento di vettovaglie; e specialmente la Lanterna di Genova, la quale pochi dí innanzi non gli era succeduto di rinfrescare per una nave mandata a questo effetto: la quale da Arbinga, insino dove era stata accompagnata da tre navi e da uno galeone, entrata nell'alto mare col vento prospero, per la forza del quale passata per mezzo de' legni genovesi si era accostata al castello, surta in sull'ancore e dato il cavo alla fortezza, già cominciava a scaricare le vettovaglie e le munizioni che avea portate; ma Andrea Doria, quel che poi fu tanto felice e famoso in sul mare, entrato con pericolo grande, con una nave grossa della quale era padrone, tra la Lanterna e la nave franzese, e tagliato il cavo dato alla fortezza e i cavi delle ancore, combattendo egregiamente e nel combattere ferito nel volto, la conquistò.
      Deliberato adunque il re non differire il dare cominciamento alla guerra (al qual fine, per essere parato a ogni occasione, avea prima mandato molte lancie ad alloggiare nella Borgogna e nel Dalfinato) ristrinse le cose trattate già molti mesi co' viniziani, ma allentate alquanto dall'una parte e dall'altra, perché e il re aveva tenuto sospeso ora la speranza della pace con Cesare ora il dimandare essi pertinacemente Cremona e la Ghiaradadda, e nel senato erano stati vari pareri. Perché molti di autorità grande nella republica proponevano la concordia con Cesare, dimostrando essere piú utile alleggerirsi al presente da tante spese e liberarsi da' pericoli, per potere piú prontamente abbracciare l'occasioni che si offerissino, che, essendo la republica affaticata e indebolite le sostanze de' privati, implicarsi in nuove guerre in compagnia del re di Francia; della amicizia del quale quanto fusse fedele e sicura avevano sí fresca l'esperienza: nondimeno, parendo alla maggiore parte rare volte potere venire tale occasione di recuperare l'antico stato loro, e che la concordia con Cesare, ritenendosi Verona, non gli liberasse dalle molestie e da' pericoli, si risolverono a fare la confederazione col re di Francia, lasciato da parte il pensiero di Cremona e della Ghiaradadda.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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