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      L'altre cose sono somma facilità; non ardiranno i cavalli venire a urtare le nostre picche; molto meno, quella turba vile de' fanti franzesi e guasconi verranno a mescolarsi con noi. Apparirà in questa deliberazione non meno la prudenza nostra che la ferocia. È salita in tanta fama la nostra nazione che non si può piú conservare la gloria del nostro nome se non tentando qualche cosa fuora dell'espettazione e uso comune di tutti gli uomini; e poi che siamo intorno a Novara, il luogo ci ammunisce che non possiamo in altro modo spegnere l'antica infamia, pervenutaci quando con Lodovico Sforza militavamo alla medesima Novara. Andiamo adunque, con l'aiuto del sommo Dio, persecutore degli scismatici degli scomunicati degli inimici del suo nome. Andiamo a una vittoria, se saremo uomini, sicura e facile; della quale quanto pare che sia maggiore il pericolo tanto sarà il nome nostro piú glorioso e maggiore: quanto sono maggiore numero gli inimici che noi, tanto piú ci arricchiranno le spoglie loro. -
      Alle parole di Mottino gridò ferocemente tutta la moltitudine, approvando ciascuno col braccio disteso il detto suo; e dipoi egli, promettendo la vittoria certa, comandò che andassino a riposarsi e procurare le persone loro, per mettersi, quando col suono de' tamburi fussino chiamati, negli squadroni. Non fece mai la nazione de' svizzeri né la piú superba né la piú feroce deliberazione: pochi contra molti, senza cavalli e senza artiglierie contro a uno esercito potentissimo di queste cose, non indotti da alcuna necessità, perché Novara era liberata dal pericolo, e aspettavano il dí seguente non piccolo accrescimento di soldati, elessono spontaneamente di tentare piú tosto quella via nella quale la sicurtà fusse minore ma la speranza della gloria maggiore che quella nella quale dalla sicurtà maggiore risultasse gloria minore.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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