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      Avea prima pensato il viceré di distribuire l'esercito alle stanze nel bresciano e nel bergamasco, e nel tempo medesimo molestare Crema, che sola tenevano i viniziani di là dal fiume del Mincio; e questo, divulgato, aveva assicurato i paesi circostanti in modo che il padovano era pieno d'abitatori e di robe: per la qual cosa, il viceré che non aveva altra facoltà di nutrire l'esercito che le prede, mutato consiglio e chiamati i fanti tedeschi, andò a Montagnana e a Esti; donde andato alla villa di Bovolenta e fatta grandissima preda di bestiami, abbruciorno i soldati quella villa e molti magnifici palazzi che erano all'intorno. Da Bovolenta, invitandogli la cupidità del predare, e dando loro animo l'essere i fanti de' viniziani distribuiti alla guardia di Padova e di Trevigi, deliberò il viceré, benché contradicendo Prospero Colonna come cosa temeraria e pericolosa, approssimarsi a Vinegia. Però, passato il fiume del Bacchiglione e saccheggiata Pieve di Sacco, popoloso e abbondante castello, e dipoi andati a Mestri e di quivi condotti a Marghera in sull'acque salse, tirorno, acciocché fusse piú chiara la memoria di questa spedizione, con dieci pezzi d'artiglieria grossa verso Vinegia; le palle dei quali pervennono insino al monasterio del tempio [di San] Secondo: e nel tempo medesimo predavano e guastavano tutto il paese, del quale erano fuggiti tutti gli abitatori; facendo iniquissimamente la guerra contro alle mura, perché, non contenti della preda grandissima degli animali e delle cose mobili, abbruciavano con somma crudeltà Mestri, Marghera e Leccia Fucina e tutte le terre e ville del paese, e oltre a quelle tutte le case che aveano piú di ordinaria bellezza o apparenza: nelle quali cose non appariva minore la empietà de' soldati del pontefice e degli altri italiani, anzi tanto maggiore quanto era piú dannabile a loro che a' barbari incrudelire contro alle magnificenze e ornamenti della patria comune.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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