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      Certo è che, essendo dimostrato al pontefice che come il re di Francia si fusse assicurato della guerra di Inghilterra moverebbe le armi contro al ducato di Milano, rispondeva: conoscere questo pericolo, ma aversi anche a considerare il pericolo che partorirebbe da ogni banda; ed essere, in materie sí gravi, troppo difficile il bilanciare le cose sí perfettamente e trovare consiglio che fusse totalmente netto da questi pericoli: restare in ogni evento allo stato di Milano la difesa de' svizzeri, ed essere necessario, in deliberazioni tanto incerte e tanto difficili, rimetterne una parte all'arbitrio del caso e della fortuna.
      Come si sia, cominciò presto, o per l'autorità del pontefice o per inclinazione propria delle parti, a nascere pratica d'accordo tra il re di Francia e il re di Inghilterra; i ragionamenti della quale, cominciati dal pontefice con Eboracense, furono trasferiti presto in Inghilterra, dove per questa cagione fu mandato dal re di Francia il generale di Normandia, ma sotto colore di trattare della liberazione del marchese di Rotellino: allo arrivare del quale fu publicata sospensione delle armi, per terra solamente, tra l'uno e l'altro re, per tutto il tempo che il generale stesse nell'isola. Accrescevasi, per nuove ingiurie, la inclinazione del re di Inghilterra alla pace: perché Cesare, che gli aveva promesso di non ratificare senza lui la tregua fatta dal re cattolico, mandò a quel re lo instrumento della ratificazione; il quale, per una lettera sua al re di Francia, ratificò in nome di Cesare, ritenendosi lo instrumento per potere usare le simulazioni e arti sue.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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